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MANUEL OLIVARES



Italien (Italia)

Kunstart: Malerei
Technik: Ölmalerei
Stil: Gegenständlich


Statement:
I WORK ON DAILY VIEWS (OFTEN ANONYMOUS) .
PLASTIC CHAIRS, SHUTTERS OF SHOPS, LIGHT POLES, BUILDINGS, TERRACES.. ALL THESE THINGS BECOME MY LANDSCAPES.
I DON'T CARE IF WHAT I REPRESENT IS CONTEMPORARY OR NO: WHAT INTERESTS ME IS THEIR ATTITUDE, THE WAY IN WHICH THEY ARISE IN THE EYES OF THE VIEWER …FULL OF COLORS, CLEAN, HYPER EXCITED BY THEIR MODERNITY…ALONE !
THE “NEW”, IN MY WORKS, IS THE NATURAL RESULT OF MY INDIVIDUAL POINT OF VIEW AND NOT A GOAL END IN ITSELF.
THE SPACE ITSELF HAS NO GEOMETRIC INTERRUPTIONS, BORDERS, LIMITS… IF NOT IN THE PERCEPTION OF THOSE WHO LOOK FROM TOO CLOSE OR TOO FAR.
FOR ME THERE ARE DIFFERENT REALITY AT DIFFERENT DISTANCE; LIKE THE HISTORICAL PERIODS AND THE DIFFERENT INTERPRETATIONS WHICH ARE CONSTRUCTED ON IN DIFFERENT TIMES.
THERE IS, THEN, EVEN FOR THE SPACE A COSMIC PRESENT ?
THE BOUNDARIES BETWEEN THE THINGS, THE DIVERSIFICATION OF THE THINGS ALL AROUND US : ALL OF THAT SEEMS TO ME AS A POINT OF VIEW.
A POINT OF VIEW OF MANY POSSIBLE IN PHYSICAL SPACE…
IT IS AS EACH SPACE HAS ITS TIME … ITS PRESENT.
IN MY WORKS THE DILATATION OF SPACE IS LIKE MARK OF THE EVERYDAY LIFE (OTHERWISE INVISIBLE). THIS RESEARCH IS INTENDED TO INVESTIGATE THE PHYSICAL SPACE OUTSIDE THE BOUNDARIES OF THE DAILY , OF THE INSTINCT.
IN FACT I BELIEVE THAT THE INSTINCT IS MORE USEFUL TO THE DEFENDING THAT NOT IN THE CREATION.
I BELIEVE THAT “ACTION INSTINCTIVE” IS ACTING AS A SORT OF COMPUTER PROGRAM READY TO TAKE ACTION WHEN THERE IS NO MORE TIME TO THINK, OR WORSE, NO DESIRE TO DO THAT.
SO , I THINK THAT THE INSTINCT (NOT ONLY IN ART ) IS GUILTY OF AUTOMATISMS, REPS AND STASIS.
I CONSIDER INSTINCT, AS THE PART THE MOST CONSERVATIVE IN OUR SOUL.
MANUEL OLIVARES


Vita / Lebenslauf:
MANUEL OLIVARES


MANUEL OLIVARES - Artista incluso nell’elenco di artisti professionisti per l’affidamento di incarichi di realizzazione di opere d’arte (del G.C. n.150 del 5 aprile 2006) Dipartimento VI Politiche della Programmazione e Pianificazione del Territorio – ROMA CAPITALE U.O.8-PROGRAMMI COMPLESSI


Manuel Olivares è nato a Napoli nel 1967.
Dopo un lungo periodo trascorso in Norvegia nel 1992 torna a Napoli dove si dedica unicamente alla pittura cominciando a partecipare a numerose mostre sia in Italia che all’estero. La sua pittura decanta l’immagine fino ad esaltarne la struttura geometrico astratto- concreta su rapporti armonici di forma colore e luce; figure e spazio.


QUOTAZIONI

Cm 50 x cm70 euro 3200
Cm 100 x Cm 100 euro 5400
Cm 200 x Cm 200 euro 10800
Cm 300 x Cm 200 euro 13500



OTTOBRE 2015
“ MILANO, UNA CITTA’ CHE CAMBIA “ CIRCUITI DINAMICI - MILANO



SETTEMBRE 2015
PALAZZO REALE DI NAPOLI - – il libro dipinto SALA DIVERSITA’ - NAPOLI


LUGLIO 2015
ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI – PALAZZO SERRA DI CASSANO NAPOLI

MARZO 2015
BIBLIOTECA BENEDETTO CROCE – il libro dipinto - NAPOLI

FEBBRAIO 2015
Redazione in arte multi versi - POTENZA

OTTOBRE 2014

Real Casina di Caccia di Ficuzza
Mostra Dedicata a Francesco Carbone - PALERMO

MAGGIO 2014
GALLERIA PICASSO NUORO

MARZO 2014
MANUEL OLIVARES – PROIEZIONE VIDEO E MOSTRA - ASSOCIAZIONE CULTURALE “TEMPO MECCANICO” NETTUNO (RM)

AGOSTO 2013
LA VITA EEEE’ FATTA PER ESSERE CELEBRATA
GALLERIA SPAZIO ZEROUNO BARLETTA

MAGGIO 2013
ARTE E MODA TUNNEL BORBONICO NAPOLI

SETTEMBRE 2012
“PRESENZE ASSENZE” GRAVINA

AGOSTO 2012
“IN UN MONDO SENZA NORME E LIMITI” GALLERIA SPAZIO ZEROUNO BARLETTA

NOVEMBRE 2011
CERIDO CENTRO FICERCA DOCUMENTAZIONE PROMOZIONE ARTE CONTEMPORANEA FIUMICELLO (UD)

NOVEMBRE 2011
ASSOCIAZIONE SEGHIZZI GORIZIA


OTTOBRE 2011
FESTIVAL DELLA LEGALITA’ – VILLA FILIPPINA - PALERMO


MARZO 2011
UNITA’ D’ITALIA - CENTO CINQUANT ’ANNI DI STORIA…OGGI – CHIESA DI SAN DOMENICO – BUDRIO (BO)

OTTOBRE 2010
FLUXMUSEUM, COMMUNITY ARTS CENTER – FORT WORTH - TEXAS

FEBBRAIO 2010
GANO’ - GALLERIA RODINO’ - NAPOLI

NOVEMBRE 2009
“ PULPAINTINGS” MUSEO MINIMO – NAPOLI

OTTOBRE 2009
“ARTE IN COMUNE” Palazzo di città – GIUGLIANO (NA)

AGOSTO 2009
“GRANDMOTHER WAITS FOR YOU” - Embassy Gallery - Embassy Tower at the Roxy Art House -
experimental exhibition/event as part of the Edinburgh Art Festival . Edinburgh

LUGLIO 2009
PRIMA RASSEGNA INTERNAZIONALE DI ARTE CONTEMPORANEA “ARTE NELL’ISOLA” ISOLA DELLA MADDALENA

GIUGNO 2009
Casa Italia Pescara – ETERNOLOGIE - XVI Giochi del Mediterraneo 2009 – CONI - PESCARA

MAGGIO 2009
Honorable Concejo Municipal de Santa Fe de la Vera Cruz – ARGENTINA

MARZO 2009
“1000 ARTISTI A PALAZZO” PALAZZO ARESE BORROMEO CESANO MADERNO

MARZO 2009
London EAST Festival, con “AUGUST art” – Londra UK

FEBBRAIO 2009
CHATEAU DES REAUX - GALLERIA PERMANENTE D’ARTE CONTEMPORANEA di Yevheh Yukhnytsya - Chouze sur Loire FRANCIA.

DICEMBRE 2008
“IL GIALLO DI NAPOLI” CASTEL DELL’OVO - NAPOLI

SETTEMBRE 2008
“FUTURENERGIE” – VILLA MARIA – QUILIANO (SAVONA)

LUGLIO 2008
“VISIONI E LINGUAGGI” - OFFICINA KOINE’ -EBOLI


MAGGIO 2008
“VUOTO E CREATIVITA’ “ – STUDIO D’ARS - MILANO


APRILE 2008
GALLERIA GANO’ - NAPOLI


MARZO 2008
“FREE INTERNATIONAL ARTIST” SALA DE CERIMONIAS DE LA INTENDENCIA MUNICIPAL DE MONTEVIDEO – MONTEVIDEO - URUGUAY

GENNAIO 2008
“FREE INTERNATIONAL ARTISTS” MUSEO STORICO DI BERGAMO, CONVENTO DI SAN FRANCESCO - BERGAMO

NOVEMBRE 2007
“LO SPAZIO OLTRE I LIMITI DELL’ISTINTO”
TY’SH – POZZUOLI (NA)


SETTEMBRE 2007
KARL –FRANZENS – UNIVERSITAT GRAZ – “STOFFTUCHER IM WIND” GRAZ AUSTRIA


GIUGNO 2007
“XXIX RASSEGNA BICE BUGATTI” – NOVA MILANESE


MARZO 2007
“ARTE VIAGGIANTE” II° EDIZIONE – SPAZIO ART-LINE - MILANO


DICEMBRE 2006
GALLERIA HABITANTE – PANAMA - PANAMA


DICEMBRE 2006
WORLD TRADE CENTER – HONG KONG


SETTEMBRE 2006
“STUDI APERTI”- ARTERIA – NAPOLI


GIUGNO 2006
“MEDITERRANEO” LE AXIDIE VICO EQUENSE (SORRENTO)


GIUGNO 2006
“MOLTIPLICAZIONI TEMPORALI” PICA GALLERY – NAPOLI


GENNAIO 2006
“IPOTESI” - MASCHIO ANGIOINO – SALA DELLA LOGGIA – NAPOLI


NOVEMBRE 2005
“BIENNALE DI ANKARA”
SALA “ARIF HIKMET KOYUNOGLU” MUSEO DI PITTURA E SCULTURA DELLO STATO – ANKARA - TURCHIA



NOVEMBRE 2005
”ARTE VIAGGIANTE” TORRE MEDIOEVALE COLNAGO (MI)


GENNAIO 2005
“DUALISMO” – BBLIOTECA ELSA MORANTE – ROMA


DICEMBRE 2004
GALLERIA METROPOLITAN INTERNATIONAL ART - LECCE


DICEMBRE 2004
PREMIO ELEXPO PER CALENDARIO 2005


NOVEMBRE 2004
HOTEL ART FAIR - SHERATON - CON LA GALLERIA “IL PONTE” - ROMA



NOVEMBRE 2004
“VIDEOPROIEZIONE”- GALLERIA METROPOLITAN INTERNATIONAL ART – LECCE


NOVEMBRE 2004
CENTRO CULTURAL GRAN VIA CAJA DE LA RIOJA – LA RIOJA SPAGNA


OTTOBRE 2004
“2nd WORLD CONGRESS AGAINST THE DEATH PENALTY” PALAIS DES CONGRES – MONTREAL - CANADA


AGOSTO 2004
PARTECIPAZIONE A: “ART AT THE MIRROR” ( PROGETTO DI RUGGERO MAGGI ) BIENNALE DI LONDRA 2004 – LONDRA -INGHILTERRA


LUGLIO 2004
CASA DELLE CULTURE DI COSENZA – SALA PRIMO MORONI - COSENZA


LUGLIO 2004
HOTEL SIRENE - CAPRI (NA)


GIUGNO 2004
UNIVERSITY OF POMONA - LOS ANGELES - CALIFORNIA


MAGGIO 2004
PARTECIPAZIONE A : “ CAMERA 312, PROMEMORA PER PIERRE RESTANY ” ( PROGETTO DI GIANNI OTTAVIANI ) MIART - MILANO


MAGGIO 2004
BIENNALE DI NAPOLI 2004 - ISTITUTO PALIZZI - NAPOLI


MARZO 2004
“ ARTEXPO 900’ ” - CHAPITEAU DE FONTVIEILLE - MONTECARLO

MARZO 2004
“400 METRI PER L’INFANZIA” PALAZZO REALE – SALA DELLA FORTUNA - NAPOLI


GENNAIO 2004
“ ASTRATTAMENTE ” GALLERIA LOGOS - ROMA


DICEMBRE 2003
“AL CARO GIORGIO” - OMAGGIO A GIORGIO GABER - SPAZIO 12 MILANO


SETTEMBRE 2002
GALLERIA OPEN ART - MILANO


SETTEMBRE 2002
GALLERIA PRO ARTE DI LUGOJ - LUGOJ - ROMANIA




APRILE 2002
STUDIO D’ARTE “IL PONTE” - ROMA


GENNAIO 2002
“GLOBALVISION” - SPAZIO MATISSE - ROMA


LUGLIO AGOSTO 2001
HOTEL SAVIOLI SPIAGGIA - RICCIONE


AGOSTO 2001
GALLERIA PINO PASCALI - POLIGNIANO A MARE (BA)


MAGGIO 2001
CANTIERI CULTURALI “ LA ZISA “- PALERMO


OTTOBRE 1998
“BERLINAPOLI” SALA GEMITO E GOETHE INSTITIUT – NAPOLI.


NOVEMBRE 1997
SALA ITALIA, CASTEL DELL’ OVO IN OCCASIONE DI “NAPOLI NEL MONDO”- NAPOLI



SETTEMBRE 1996
CHIESA DI SAN FRANCESCO – BOLSENA.


MAGGIO1995
INTERNATIONAL ART BIENNALE – MALTA.


APRILE 1995
GALLERIA ALBA – FERRARA.


LUGLIO 1994
“L’ARTE DI UNIRE I POPOLI”, ISTITUTO CULTURALE TEDESCO GOETHE
INSTITIUT – NAPOLI.


DICEMBRE 1993
“A NORD E A SUD DEL MEDITERRANEO”, ISTITUTO CULTURALE SPAGNOLO
CERVANTES – NAPOLI.


APRILE 1991
“L’UOMO E L’AMBIENTE” MUSEO DELLE SCIENZE E DELLE TECNICHE DI S.VITTORE MILANO










Lo spazio visibile

1. La pittura di Manuel Olivares rifiuta qualsiasi schema a priori: non è
figurazione, non è astrattismo; è piuttosto la visione dettagliata e a
volte parziale di un microcosmo visionario che obbedisce a regole ben
precise. Se l'odierno concetto di bellezza è migrato dalle tele alle linee
sinuose dell'architettura organica, se il bello lo ritroviamo nell'oggetto
d'arredamento o nel design estremo dell'auto più esclusiva, vuol dire
che l'artista che è sensibile al mondo che lo circonda deve catturare
questo ritmo per creare una nuova fusione tra oggetto e spazio.
2. Idea e materia si incontrano restando perfettamente in equilibrio,
cristallizzandosi in forme pure dipinte con un virtuosismo che si svela
scrutando il lavoro di un pennello che stende la pittura ad olio domando
luce e ombra, restituendo forme e concetti: reinventandoli o
trasfigurandoli completamente. Si può dire che la sua è una pittura
concettuale perché obbedisce prima di tutto a un ordine che è mentale:
il ritmo non ferma e segrega le forme ma filtra e intensifica la vita. Il
lato concettuale non è fine a sé stesso, non è un'asserzione retorica sul
deterioramento dei soggetti dell'arte e sulla precarietà delle sue vicende
storiche, piuttosto è la ricerca di una unità del reale non come
procedimento razionale ma come sensazione emotiva della realtà
stessa.
3. Per Manuel Olivares la trasformazione è in tutto, anche negli oggetti
più banali, dal copertone di un'auto al pallone supersantos, da una
sedia di plastica a una ringhiera di ferro: è una meditazione sulla durata
delle cose o la loro lenta usura, sull'oscura identità dell'anima che
continua all'interno delle cose anche quando la loro esistenza non è più
utile. Partendo da luoghi realmente esistenti: un'Italia assolata, vuota e
metafisica e ritagliando scorci di un'architettura fascista svuotata da
ogni retorica e monumentalità, l'artista fa crescere le immagini una
dentro l'altra, come in un film, per raccontare la sorprendente bellezza
di questo paesaggio, credibile nelle emozioni appena lambite. L'occhio
smonta e ricompone la visione tenendo sempre conto dello sfondo,
della tridimensionalità dell'immagine, della sua profondità di campo.
4. La sua pittura non ha debiti con la fotografia, cosa che accade alla
maggior parte della pittura figurativa e neopop, perché è guidata da
una perfetta architettura delle parti: al centro c'è sempre la realtà che
non può essere finzione né didascalia, che non può essere appiattita
dall'obiettivo fotografico. E' come se la maggior parte delle immagini
che lo interessano e lo sorprendono non provenissero dall'arte o dalla
pubblicità, dalla televisione, come per la maggior parte degli artisti che
lavorano nella nostra epoca, ma da una realtà vissuta attraverso
l'amore per il cinema, il cinema come metafisica assoluta del mondo, il
cinema come illusione, come intreccio infinito di forme e fantasmi.
5. Il quasi bianconero delle immagini assicura infatti un minimalismo che
non conduce verso la purezza riconoscibile della forma simbolica, ma
piuttosto all'omologazione delle diverse, eccentriche forme sotto lo
sguardo di un unico discorso della luce, così spogliata, uniforme e
accanita nello svelare e velare le sfumature intermedie del grigio, e allo
stesso tempo, luogo in cui ogni colore – opportunamente illuminato –
confina con il grigio e svanisce in esso. Il bianco e nero: il bianco come
ghiaccio stratificato: solidificazione, cristallizzazione, congelamento,
fusione della superficie... strato su strato per definire la sua materia,
nelle pieghe e nelle curvature. Il nero come ombra, come linea di
demarcazione, come confine tra definito e indefinito.
6. Negli strati della visione l'immersione è totale. Il dettaglio ingrandito
della spalliera di una sedia di plastica diventa monumentale, astratto e
altrettanto geometrico quanto un edificio che si staglia contro il cielo:
tutto in uno stesso tempo e in uno stesso spazio, in una profondità in
cui tutto si materializza e appare.
7. Una sedia di plastica, una tapparella, la carrozzeria di un'auto, sono
oggetti dissolti e poi ricomposti come si possono ricomporre nella
curvatura di un'immagine sotto vetro o nel volume illusorio della
deformazione di una lente, secondo una logica combinatoria infinita, in
una trasformazione da uno stadio all'altro, da una forma all'altra per
alludere a una plasmabilità illimitata. Il più infinito e abissale dei registi
di oggi e di sempre, Kubrick, alla fine del viaggio nella più nera
profondità dello spazio, faceva trovare ugualmente – in 2001 Odissea
nello spazio – una ricurvatura delle immagini, un interno dentro
l'interno “un vetro che si rompeva” e poi un feto che rinasceva dalla
forma circolare dell'ovulo-immagine.
8. L'unicità della sua opera è tutta in questa visione allucinata, nella
potenza degli oggetti e delle loro interazioni, nella capacità di cogliere
con lo sguardo le linee di forza che li uniscono e i campi magnetici che
li attraggono e respingono, il legame ineffabile che l'intreccia e genera
un'energia, quell'onda segreta e inesplicata che nasce dagli stati di
tensione e di equilibrio della rappresentazione – in questa deformazione
della visione che curva e dilata il punto di vista in una gravità sospesa –
la disposizione degli oggetti e delle forme raggiunge l'universale nel
particolare: l'atemporalità della forma adeguata. . La strana oggettività
di cogliere il movimento dell'eterno. Di ciò che è. Il vortice, la scia, la
curvatura, il fremito, o l'immobilità nella luce che non è mai immobile,
perché la luce, per sua natura, si sa, muta a ogni istante. Maya Pacifico


PROGETTO ARTE 2015

di Alessandro Costanza


Nelle opere dell’artista Manuel Olivares, emerge chiaro un percorso di un artista che ha saputo gestire il perfetto connubio tra l’emozione e le realtà visive che lo circondano.
Nei Suoi dipinti, i soggetti che predilige sono generalmente spigoli, angoli di strade tortuose, donne in costume, sedie e tavoli di bar, ma anche circostanze ed avvenimenti che lentamente fondono la loro naturale essenza ed assumono nuove concezioni di interpretazione delle realtà circostanti.
L’artista è un profondo conoscitore delle tecniche, e sviluppa da un figurativo di base una tecnica e metodologia assolutamente originale.
In ogni opera è presente una dimensione spazio temporale che cattura l’immagine esattamente come una macchina fotografica e poi la lascia evolvere all’interno della stessa superficie pittorica, facendo assumere ad essa connotati apparentemente diversi da quelli a cui siamo abituati a vedere nel campo dell’arte figurativa. Non lo si può classificare come un artista prettamente informale in quanto in varie opere conferisce connotati ben chiari (alle forme umane femminili, ed agli oggetti) ne tantomeno un artista completamente figurativo. Un attributo che possiamo dargli è che Manuel Olivares è un artista concettuale di grande eleganza stilistica, dove ogni elemento presente nelle Sue spettacolari opere è lo specchio di un anima che ha conosciuto le esperienze della vita, e che cerca di lasciar trapelare allo spettatore attimi che ad occhio nudo non si possono scorgere.
Evidentemente Manuel Olivares immortala istanti di pura emozione. L’emozione del colore, delle forme apparentemente banali, assumono aspetti assai profondi e veritieri. Lo specchietto dell’auto, riflette bianco o giallo. Perché non riflette un volto? Un artista che coniuga il fascino dell’ignoto, a realtà interiori che prendono forme attraverso la Sua personale tecnica.
Prospettive e tridimensionalità fondono le forme di ogni soggetto con lo sfondo, creando spesso un eccellente equilibrio tra i vari colori adoperati.
Elegante ed originale, parliamo di un pittore che pone al centro dell’universo se stesso e le caratteristiche di tutto ciò che lo circonda, favorendo maggior rilievo ad ogni tratto conferito sulla tela, che poi sfuma nell’intera dimensione dell’opera. Spettacolare l’effetto cromatico dato ad ogni dipinto, in cui il soggetto svolge un ruolo chiave in tutta la lettura del significato più profondo.
Manuel Olivare vede oltre le forme, riesce a catturare l’anima delle cose, cercando incessantemente di sensibilizzare lo spettatore che rimane colpito da ogni composizione che risulta eccellente sotto ogni punto di vista.


TRADUZIONE ARTICOLO DI MICHAEL K. CORBIN

Probabilmente è il più bel posto in cui non sia mai stato.
Chi rifiuterebbe un viaggio li?
Per visitare i canali di Venezia, le colline della toscana in bicicletta o passeggiare per i negozi di Milano…che sogno!
Eppure, per me, l'emozione reale sarebbe Roma, Firenze e il fascino dell'arte.
Come si può visitare questo paese e non passeggiare con Caravaggio o cenare con da Vinci?
C'è un paese al mondo che ha contribuito come cultura tanto come quel posto a forma di stivale (tacco alto, naturalmente)? Non credo. Se possibile vorrei vivere da solo su cannelloni e cannoli. Ma arrivarci è difficile. Come al solito si tratta di tempo e denaro. Senza casa non è facile ma potrei prendere in considerazione un po’ di giorni. I limiti umani! che schifo no? Eppure, anche se non sono mai stato li. Eppure anche se non sono mai stato li, l’Italia fa librare il mio spirito. Come non potrebbe essere altrimenti guardando la Cappella Sistina o la Mona Lisa. Mi rifiuto di credere che sia una persona qualunque.
Comunque credo di essermi trovato in uno stato mentale “italiano” quando mi sono imbattuto in un nuovo artista , Manuel Olivares. Per vivere in un posto cosi ricco di storia e di cultura Manuel è uno degli artisti più contemporanei che abbia mai incontrato. Il suo lavoro è cosi d’impatto ,senza elogio, fresco, affascinante e moderno.
Un pittore che crea enormi contrasti cromatici, dettagli di immagini , strutture influenzate architettonicamente, venute fuori direttamente da fantasie cinematografiche di vita extraterrestre. Sono liberi e fluidi, quasi liquidi. Sono vivaci, grafici, quasi fotografici ma non pornografici, anche se si sarebbe potuto muovere facilmente in quella direzione. Cosa ti ispira? Gli ho chiesto..
Manuel mi ha risposto.."Ho fatto dell’arte la mia vita, l'ispirazione viene fuori da questa posizione piuttosto che dai singoli oggetti o situazioni. Non importa quello che osservo, tutto è potenzialmente una fonte di ispirazione. Io non possiedono il problema della contemporaneità di ciò che faccio in arte. Quello che io credo sia importante per un artista, è di essere contemporaneo egli stesso ". e ha continuato dicendomi: “lei prima ha menzionato la sensualità riflessa nel mio lavoro; bene la mia passione per le donne, ad esempio, non proviene necessariamente dalle scene di sesso ( che non mancano mai)… Più spesso, mi piace trasmettere l'attrazione sensuale in quello che sto creando. Quello che dipingo deve suggerirmi il desiderio di toccare la tela, di possedere fisicamente l’oggetto del desiderio. Mi piace dipingere oggetti e situazioni che normalmente non attraggono lo sguardo. Ciò che è bello di per sè non mi attira artisticamente. È come se, riguardo a queste cose, fossi arrivato troppo tardi. Il mio entusiasmo deve prevaricare la situazione, in Italia diciamo : “ l’amore è cieco”.. E io amo la mia vita! “
Hmm… è possibile non amare la vita quando si vive in Italia? Sono sicuro che lo è, ma hai mai sentito qualcuno dire: "io odio l'Italia"? Il lavoro di Manuel è anche influenzato dal lavoro di suo padre che era un architetto.
Lo si può vedere chiaramente nelle curve, nelle linee, nelle tendenze strutturali dei suoi dipinti. Per me, sono quasi matrici organiche con un tocco d’ironia.
“Non cerco di rendere il mio lavoro glamorous”, dice Manuel “Come ho detto prima, non mi interessa se ciò che rappresento è contemporaneo o meno. Pali della luce, automobili, finestre, edifici.. sono i miei paesaggi.
Quello che mi interessa è il loro atteggiamento, il modo in cui si presentano agli occhi dello osservatore ...pieni di colori, puliti, iper eccitati dalla loro modernità …soli! "
Gioca continuamente con l’ ombra e la luce, elementi prioritari della sua opera. E mentre il suo lavoro è super moderno, Manuel mi ha convinto che essere "alla moda" e "attuale" non è ...ironia della sorte ... il suo obiettivo.
“l’antico è un aspetto importante del mio lavoro” dice Manuel ..”sono attratto da tutto ciò che ha un passato, non mi interessa la sua rilevanza storica. Quello che mi attira è il suo passato…un passato visto come profondità più che come anticaglia. Un importante sito storico, visitato da tanti turisti, non ha lo stesso"appeal"di un sito abbandonato.
Guardando un oggetto abbandonato, sento un emozione simile…È come se, una volta terminata la "vita" funzionale dell’oggetto, questo acquisti una forza narrativa.
Per quanto riguarda il mio Paese, questo influisce sicuramente sul mio lavoro"
.. parlando come un vero e orgoglioso italiano.
Credo che vivrò indirettamente le visioni di Manuel finche non andrò io stesso in Italia.
Ai miei occhi, il suo lavoro è ciò che accade quando un eccellente moderno incontra l’antico.
Questo è Manuel !
Il lavoro di Manuel è presente in molti siti d’arte.. qui un esempio,… www.creativearchiveonline.co.uk/portfolio/olivares.
Guardate voi stessi i suoi lavori, e capirete cosa intendo.



MANUEL OLIVARES
LA SEDUZIONE DELLE LINEE

DI FIORELLA FIORE ( IN ARTE MULTIVERSI)



Manuel Olivares è un artista che vuole sedurre chi osserva le sue opere. Di grandi dimensioni, spesso
divise in più tele, sono moderni dittici che circondano lo spettatore, e quasi lo avvolgono, portandolo in
una dimensione del tutto nuova rispetto a quella che di solito abita.
Le linee curve, spezzate e, soprattutto, l’uso di una nuova prospettiva, destabilizzano l’occhio di chi osserva, che non riesce subito a comprendere ciò che ha davanti, ma lo afferra poco a poco, attraverso
dettagli che riportano la scena ad una consueta e più familiare “normalità”, del tutto stravolta però
dall’occhio dell’artista. Panni stesi al sole, angoli di quartieri che riportano
alla memoria la sua città natale, Napoli, specchietti retrovisori di auto, sono gli indizi che svelano angoli
di vita quotidiana. Ma tutto questo viene distorto da una prospettiva che, deviando il consueto punto di vista che lo spettatore ha sulle cose, ne attrae lo sguardo. Olivares ci riesce grazie ad un tocco sapientemente “retrò” che, pur nella sua modernità, guarda in particolare a quella rivoluzione delle forme che avvenne nei primi decenni del Novecento, non solo attraverso la pittura,
con il cubismo in Francia e con il futurismo in Italia ( viene in mente l’opera Incuneandosi nell’abitato di Tullio Crali 1939), ma anche attraverso il cinema, basti pensare alle scenografie ugualmente destabilizzanti di Metropolis film muto del 1927.
I colori delle tele di Olivares, poi, dal sapore leggermente metallico e lucido, riportano alla memoria
quelli utilizzati da Fernand Léger nelle sue opere. La verosimiglianza, ora come allora, è un canone che
interessa poco all’artista, che nella decostruzione di forme umane e non esprime la propria interiorità, pur
adoperandosi in un genere che di sicuro può essere definito figurativo.
Appartiene ai giorni nostri, invece, il potenziale deduttivo che viene fuori da queste opere, grazie allo
sguardo dell’artista che si posa su gambe intrecciate di amanti appassionati, su momenti di pura intimità;
lo spettatore riesce solo a sbirciarne angoli nascosti, e il gioco tra chi crea e chi osserva stuzzica il lato
voyeur che è in ognuno di noi, divertendoci e affascinandoci nel medesimo tempo. L’artista ci spinge a diventare suo complice, e riesce benissimo nell’intento. Una capacità che deriva
sicuramente dal back ground professionale di Olivares, quello della grafica, nel cui campo l’artista ha
lavorato prima nella sua città natale, Napoli, e poi ad Oslo, dove ha vissuto per un lungo periodo. Olivares,
oggi pittore a tempo pieno, ha trasportato nella sua poetica artistica quella identica capacità di saper
catturare l’attenzione di chi guarda, coniugandola ad una sapiente armonia di linee, colori, forme, che ammalia lo spettatore, quasi ipnotizzandolo.






MANUEL OLIVARES esprime con una figurazione innovativa e sorprendente i dettagli più particolareggiati o astrusi del paesaggio. Una ‘ nuova figurazione ’ che non è mai chiarita, che è punto di partenza e che viene esplicata alternativamente , ingigantendo i protagonisti posti su vasti supporti. Un modo diverso di guardare alla realtà, sconosciuto ed ingegnoso, che stimola l’osservatore a scrutare l’opera , fermarsi per comprenderla. Lontano dalla consuetudine figurativa, l’artista si muove come una macchina fotografica che con lo zoom amplifica la riduzione della distanza: così facendo l’osservatore perde di vista gli interpreti della ripresa e resta svuotato dalla cognizione , condotto dalla musica e dalla curiosità ad allontanarsi per comprendere. Oggetti prediletti dalla routine senza che emergano per una particolare straordinarietà , anzi individuati proprio perché destano meno attenzione , vengono delineati con una cura che davvero pare fotografica e che rende, per questo, le opere geniali, acute, fresche e singolari. La straordinarietà sta nel prescegliere il dettaglio che viene, così, lanciato in una dimensione mentale e non reale dove la grazia delicata dei toni e l’impostazione ricercata consentono all’artista di porsi come grande esponente della nuova alternativa figurazione contemporanea acquisendo un indiscutibile primato per maestosità di competenza e idea.

Anna Soricaro (PRESIDENTE FONDAZIONE DE NITTIS)






MANUEL OLIVARES

PULPAINTINGS

dal 17 novembre al 12 dicembre Museo Minimo
Via Detta San Vincenzo, 3 angolo Via Leopardi, 47 – Napoli
inaugurazione martedì 17 novembre ore 18,00

A cura di Roberto Sanchez

“Per noi l’Acropoli di Atene è l’esempio perfetto di uno dei più antichi film”
Sergej M. Ejzenstein

Nella seconda metà degli anni trenta Sergej M. Ejzenstein portò a termine “teoria generale del montaggio” uno dei suoi scritti più esaustivi sul linguaggio cinematografico e non solo; il testo infatti offre un’approfondita analisi del montaggio cinematografico rivelando una serie infinita di connessioni di questo con le forme di arte precedenti a partire dall’architettura degli antichi Greci.

La progettazione da parte degli architetti Greci del percorso, e dunque la previsione della successone di immagini cui il visitatore dell’antica Acropoli era soggetto costituiscono secondo il noto regista una delle più remote forme di film (montaggio cinematografico).

Anche la pittura costituisce secondo Ejzenstain punto di partenza per un giusto approccio allo studio del montaggio, esemplare è l’analisi che egli compie del ritratto dell’attrice Russa M.N Ermolova di Serov…” il montaggio non consiste tanto nella successione di una serie di pezzi quanto nella loro contemporaneità”.
A distanza di tanti anni credo che il cinema possa in qualche modo essere “responsabile” di un processo inverso, e cioè di aver a sua volta influenzato altre forme di espressione tra cui la pittura.
Manuel Olivares


Linee, tratti affusolati, presenze figurali misteriose . la sensibilità artistica di Manuel Olivares cattura, come l’obiettivo di una telecamera, fotogrammi di vita quotidiana e li trasforma in visioni.
Cinema televisione, fotografia, infatti, hanno creato nuove e diverse rappresentazioni del mondo e sono responsabili di straordinari fenomeni artistici in grado di influenzare le tradizionali forme espressive. La pittura di Manuel Olivares non si sottrae a questa forza, ne assimila e ne trasfigura le capacità, le mescola all’estro creativo. l’esposizione al Museo Minimo di Via Detta san Vincenzo,3 è composta di opere digitali prodotte dalla combinazione di lavori precedenti realizzati su tela e in grandi dimensioni. L’artista ha miscelato forme e colori in un insieme insolito e sofisticato che schiude nuove prospettive e significati. L’apparente caos delle composizioni si sintetizza in un preciso equilibrio tra spazi vuoti e pieni, tre colori freddi e caldi tra la sinuosità dei corpi contrapposti alla geometricità delle forme. Le teste e i volti , così come taluni particolari, una scarpa, un oggetto, sono costantemente nascosti alla vista, artificiosamente confusi, assimilati allo sfondo e contemporaneamente immersi in un taglio di luce specifico. Un racconto pittorico che rimanda , come spesso sottolineato, ad “inquadrature inconsuete, di taglio cinematografico” , in una ricerca continua di nuove possibilità di espressione. Immagini che stimolano una percezione soggettiva, fatta di emozioni arcane, interpretazioni intime, e restituiscono al tempo stesso, un’ inquietudine astratta ad uno smarrimento esistenziale,-una specie di voce- scrive Antonio Filippetti - che si interroga e cerca , attraverso la comunicazione artistica, di stabilire contatti di autentico spessore umano.

FIORELLA FRANCHINI ( IL DENARO )


“Pulpaintings” è il titolo della personale di Manuel Olivares aperta al Museo Minimo. Curata da Roberto Sanchez, l’esposizione visitabile lunedì mercoledì ore 15- 18 martedì giovedì venerdì 9 -12 e fino al 12 dicembre intende offrire al pubblico un approfondita analisi del montaggio cinematografico rivelando una serie infinita di connessioni di questo con le forme d’arte precedenti a partire dall’architettura degli antichi greci resa attraverso gli ultimi lavori del giovane artista napoletano. Con una ricca gamma cromatica Olivares rappresenta simboli, segni e forme private della loro intrinseca oggettività che “raccontano” la nostra storia, il nostro quotidiano e che acquistano la funzione evocatrice per farci riflettere sul nostro destino e sulla necessità che ha l’arte di di rompere il velo ipocrita di questa perfettissima società dei consumi dove tutto appare lucido, razionale e preordinato. Le opere rappresentano lo spazio senza interruzioni geometriche formali, confini, limiti se non nella percezione di chi le osserva da vicino o da lontano.

DANIELA RICCI ( IL MATTINO)








TY’SH

TY’SH, VIA VECCHIA S. GENNARO, 15 POZZUOLI(NA)
DAL 9 AL 24 NOVEMBRE - 2007
IINAUGURAZIONE VENERDI 9 E SABATO 10 NOVEMBRE - ORE 20,00 – 24,00
INFO : labtysh@libero.it


LO SPAZIO OLTRE I LIMITI DELL’ISTINTO

CREDO CHE L’ISTINTO SIA PIU’ UTILE ALLA DIFESA CHE NON ALLA CREAZIONE,
UNA SORTA DI “PROGRAMMA “ PRONTO A INTERVENIRE LADDOVE NON C’E’ TEMPO O MODO PER PENSARE… IN ARTE, MA NON SOLO, RESPONSABILE SPESSO DI RIPETIZIONI, AUTOMATISMI, STASI… CONSIDERO L’ISTINTO L’ASPETTO PIU’ “CONSERVATORE” DELLA NOSTRA ANIMA…

LO SPAZIO DI PER SE NON HA INTERRUZIONI GEOMETRICO FORMALI, CONFINI, LIMITI SE NON NELLA PERCEZIONE DI CHI GUARDA DA TROPPO VICINO O DA TROPPO LONTANO.
REALTA’ DIFFERENTI A DISTANZE DIFFERENTI, COME IL TEMPO E LE DIVERSE INTERPRETAZIONI CHE NE VENGONO DATE IN (SCUSATEMI IL GICO DI PAROLE) ALTRI TEMPI..
ESISTE, ALLORA, ANCHE PER LO SPAZIO UN PRESENTE PER COSI’ DIRE COSMICO?
IL DISORDINE, Il CONFINE TRA COSA E COSA, LA DIVERSIFICAZIONE DEL TUTTO INTORNO A NOI NON E’ ALTRO CHE UN PUNTO DI VISTA A META’ STRADA TRA IL TROPPO VICINO E IL TROPPO LONTANO, OGNI DIMENSIONE HA IL SUO TEMPO, IL SUO PRESENTE.
LA DILATAZIONE DELLO SPAZIO QUOTIDIANO COME MARCATURA DELL’ALTRIMENTI INVISIBILE COSTITUISCE PARTE DI QUESTA RICERCA CHE SI PREFIGGE COME SCOPO L’ANALISI DELLO SPAZIO FISICO FUORI DAI LIMITI DELL’ISTINTUALITA’ VIAGGIANDO TUTTAVIA ATTRAVERSO PANORAMI QUOTIDIANI, SPESSO ANONIMI, DOVE IL NUOVO SARA’ LA NATURALE CONSEGUENZA
DI UN PUNTO DI VISTA INDIVIDUALE E NON UN OBIETTIVO FINE A SE STESSO.

MANUEL OLIVARES


Il TY’SH, dopo un anno di intensa attività che ha visto protagonisti artisti come Paolo Bresciani, Massimiliano Mirabella, Martin Derient e Mariangela Levita, riapre la nuova stagione espositiva con una inedita quanto attesa personale dell’artista napoletano Manuel Olivares.
A partire dal 9 novembre fino al 24, gli ultimi lavori pittorici di Olivares saranno presentati negli spazi dell’associazione puteolana, presieduta e diretta da Sasi Menale, lavori di vario formato ma comunque ascrivibili alla medesima linea di ricerca che, parafrasando il titolo della mostra: “si prefigge come scopo l’analisi dello spazio fisico fuori dai limiti dell’istintualità”.
Un prospettivismo dove la dilatazione del quotidiano designa l’“altrimenti invisibile”, dove la visione, sospesa tra il troppo vicino e il troppo lontano, apre alla dimensione temporale dell’“eterno presente”.
Qui del quotidiano si indagano ameni quanto apparentemente insignificanti anfratti, una sequela di paesaggi dove lo spazio della contemporaneità si definisce come luogo dell’antropizzazione: gli oggetti, gli interni, la luce artificiale ed ogni altro elemento della composizione pittorica allude ad un realismo tutto simbolico, dove il riferimento all’attualità del presente assume spesso caratteri parossistici e visionari.
Decisamente un segno dei tempi.

DAVIDE AURICCHIO (VIATICO)

L’arte ha un ruolo determinante e qualche risposta plausibile di fronte all’orrore degli accadimenti della società contemporanea. Ecco perché Manuel Olivares, che espone domani sera ore 20 i suoi ultimi lavori al Ty’sh in via vecchia San Gennaro 15 a Pozzuoli, la nuova location curata da artisti, designers, architetti con lo scopo di incontro e scambio all’insegna della creatività, concentra la sua ricerca sul tentativo di interpretare la realtà circostante contraddittoria, imprendibile e frammentaria.
Dopo le due recenti personali “Ipotesi” , dove l’artista ha posto l’uomo al centro dei suoi pensieri, e “Moltiplicazioni temporali” dove invece si è dedicato al tempo, questa volta con “Lo spazio oltre i limiti dell’istinto”, titolo dell’esposizione visitabile fino al 24 novembre, è attento allo spazio, all’istintualità con cui viene percepito e sulla possibilità di un “presente cosmico” alla ricerca di un’armonia perduta. “Credo – spiega Olivares - che l’istinto sia più utile alla difesa che non alla creazione. Una sorta di programma pronto ad intervenire laddove non c’è tempo o modo per pensare. In arte, ma non solo, responsabile spesso di ripetizioni, automatismi, stasi. così considero l’istinto l’aspetto più conservatore della nostra anima”. Circa 20 le opere presentate realizzate olio su tela, alcune di grandissime dimensioni, per rappresentare lo spazio senza interruzioni geometrico formali, confini, limiti, se non nella percezione di chi le osserva da vicino o da lontano. La mostra intende analizzare da diversi punti di vista spesso antitetici la dilatazione dello spazio quotidiano come sottolineatura dell’ invisibile, inteso dall’artista come rapporto del singolo individuo con il proprio passato e l’estrema dipendenza di quest’ultimo dal presente. “il ruolo dell’artista – dice- risiede nella possibilità di sperimentare visioni e di scavare nella storia e nelle logiche nascoste o apparentemente scontate al fine di produrre un senso, una faglia critica”. Con una ricca gamma cromatica, Olivares rappresenta simboli, segni e forme private della loro intrinseca oggettività, che raccontano la nostra storia , il nostro quotidiano e che ci fanno riflettere sul nostro destino e sulla necessità che ha l’arte di rompere il velo ipocrita di questa perfettissima società dove tutto appare lucido, razionale, preordinato.

DANIELA RICCI ( IL MATTINO )





MANUEL OLIVARES

MOLTIPLICAZIONI TEMPORALI

PICAGALLERY - NAPOLI
GIUGNO 2006

A cura di
Maria Savarese


HO SEMPRE PENSATO CHE ANCHE IL PASSATO CAMBIA, IL MODO IN CUI LO GUARDIAMO INTENDO…TUTTO DIPENDE DALL’OGGI, DALLO STATO D’ANIMO ATTUALE! IL PRESENTE SE NE STA LI , APPARENTEMENTE FERMO, IMMOBILE, TUTTO PRESO DALLA SUA QUOTIDIANIETA A NASCONDERCI OGNI SUA MOSSA…MA E’ PROPRIO QUESTA “CALMA PIATTA” AD IMPEDIRCI TROPPO SPESSO DI COGLIERE L’IMPORTANZA DEI FATTI, NASCONDENDOCI QUELLO CHE UN GIORNO DIVERRA L’INESORABILE SCENOGRAFIA DELLA NOSTRA VITA…
UN PASSATO DUNQUE MAI TRASCORSO, UN PRESENTE E UN FUTURO CHE SI INCONTRANO CON ESSO OGNI GIORNO; LO CAREZZANO, LO INVOCANO,, LO INSULTANO, LO COLPISCONO…
NON IMPORTA RESTERANNO SEMPRE INSIEME.

MANUEL OLIVARES











“TELEVISIONE,CINEMA, VIDEO…VIVIAMO ORMAI DI ESPERIENZE INDIRETTE, DI LUCE RIFLESSA! VEDIAMO SEMPRE DI PIU E CAPIAMO SEMPRE DI MENO, COME DAL FINESTRINO DI UN’AUTO, VIA VIA CHE LA VELOCITA’ AUMENTASI PERDONO I CONTORNI,POI ANCHE I COLORI COMINCIANO, LENTAMENTE, A FONDERSI TRA LORO SINO A DIVENTARE UN UNICO COLORE, IL BIANCO, IL VUOTO. MI CHIEDO SE QUESTA è COMUNICAZIONE.”

È COSI’ CHE MANUEL OLIVARES COMMENTA LE SUE OPERE IN MOSTRA ALLA PICAGALLERY
SUL RAPPORTO TRA L’UOMO E L’INCOMUNICABILITA’. IL TALENTO DI SAPER VIVERE CON INTERESSE E CURIOSITA’, IL RAPPORTO CON L’INTERO UNIVERSO DEGLI EVENTI NATURALI ED UMANI, CON LO SPAZIO, CON IL PIANETA E CON LA STORIA DEVE IN QUALCHE MODO ESSERE RECUPERATO POICHE’ SIAMO SPETTATORI ENTUSIASTI DI STRAORDINARI PRODIGI DELLA TECNICA CHE PERO’ RENDONO L’INDIVIDUO SINCRONIZZATO E INTERDIPENDENTE NELLA MASSA VIVENDO E PENSANDO NON PIU’ COME SINGOLO MA COME COLLETTIVITA’.
CON “MOLTIPLICAZIONI TEMPORALI”, E’ COSI CHE SI INTITOLA LA MOSTRA, OLIVARES DOPO AVER ESPOSTO RECENTEMENTE NELLA SALA DELLA LOGGIA AL MASCHIO ANGIOINO INTENDE
DI NUOVO ANALIZZARE IL RAPPORTO DEL SINGOLO INDIVIDUOCON IL PROPRIO PASSATO E L’ESTREMA DIPENDENZA DI QUEST’ULTIMO DAL PRESENTE. DIECI LAVORI DI GRANDI DIMENSIONI SOTTOLINIANO, DUNQUE LA MUTEVOLEZZA DEL PASSATO IN CONTINUO MOLTIPLICARSI, APPUNTO, ED INTRECCIARSI CON LO STATO D’ANIMO DEL MOMENTOE OFFRONO LO SPUNTO PER OSSERVARE DA PUNTI DI VISTA DIVERSI , SPESSO ANTITETICI, LA MEDESIMA REALTA’ TRASCORSA.
SEDIE DI PLASTICA, OMBRELLI ABBANDONATI, COPERTONI DI AUTOMOBILI, OGGETTI DI USO QUOTIDIANO SONO PRIVATI DELLA LORO FUNZIONALITA’ PER DIVENTARE PORTATORI DI ALTRI SIGNIFICATI E VALORI. CON UNA RICCA GAMMA CROMATICA, OLIVARES, RAPPRESENTA I SIMBOLI CHE RACCONTANO UNA STORIA, UN PASSATO FORTEMENTE EMOZIONALE CHE APPARTIENE AD OGNUNO DI NOI. ATTRAVERSO IL TAGLIO FOTOGRAFICO DI QUESTE IMMAGINI, RESE CON COLORI FORTI, TONALITA’ E CHIAROSCURI ACCENTUATI, L’ARTISTA PRIVA ANCHE LE FORME DELLA LORO INTRINSECA OGGETTIVITA’CHE DI CONSEGUENZA ACQUISTANO UNA FUNZIONE EVOCATRICE PER FARCI RIFLETTERE SUL NOSTRO DESTINO IN QUESTA NOSTRA SOCIETA’ DEI CONSUMI DOVE TUTTO APPARE LUCIDO, RAZIONALE, PREORDINATO.

DANIELA RICCI (IL MATTINO)











MANUEL OLIVARES

IPOTESI

MASCHIO ANGIOINO – SALA DELLA LOGGIA
GENNAIO 2006

A cura di
Antonella Galano

Presentazione del Presidente del Consiglio Regione Campania
Sandra Lonardo Mastella





CON TUTTO IL RISPETTO PER DIO, NON HO MAI CREDUTO CHE GLI ANIMALI SIANO STATI CREATI PER FARE COMPAGNIA AGLI UOMINI, HO SEMPRE PENSATO, INVECE, CHE QUALCUNO SIA ARRIVATO SULLA TERRA DA MOLTO LONTANO E NE ABBIA MODIFICATO UNO…PROPRIO COME STIAMO PROVANDO A FARE NOI OGGI; NON HO MAI RITENUTO NORMALE CHE TRA TANTE SPECIE, SOLTANTO UNA SIA STATA CAPACE DI PROGREDIRE E NON SOLTANTO DI ADATTARSI…E POI GLI UOMINI HANNO UNO STRANO RAPPORTO CON L’AMBIENTE, E’ COME SE NON SI SENTISSERO A PROPRIO AGIO, DEVONO MODIFICARE, CAMBIARE, ADATTARE…
QUANDO GUARDO IL MIO CANE ROTOLARSI IN UNA NUVOLA DI TERRA, QUANDO LO VEDO LANCIARSI IN UNA POZZANGHERA O MASTICARE I RESTI DI UNA CAROGNA LO IMMAGINO COME UN TUTTUNO CON L’AMBIENTE CHE LO CIRCONDA E NON COME UN’OSPITE.
ARCHITETTURE, OGGETTI, LUCI ARTIFICIALI…CONTRASTI EVIDENTI, SEGNI TANGIBILI DELLA CONDIZIONE “UMANA”. ECCO DUNQUE LA NECESSITA’ DI ALLONTANARSI, DI PROVARE A GUARDARE TUTTO DA UNA CERTA DISTANZA, DA UN PUNTO DI VISTA ESTRANEO CHE NON ATTRIBUISCE ALLA FORMA ALCUN SIGNIFICATO FUNZIONALE MA CHE CERCA ATTRAVERSO LA DISTANZA DI RIALLACCIARE UN RAPPORTO PERSO...
IO CREDO CHE ESISTA UN CERCHIO PIU GRANDE, LONTANO, CHE UNISCE TUTTO E TUTTI PASSANDO ATTRAVERSO L’INFINITA’ DELLE FORME, UNENDO L’INTIMO DEL DETTAGLIO ALL’INFINITO DELL’UNIVERSO…

MANUEL OLIVARES









PRIMA DEL MOMENTO, L’ISTINTO SOPRASSIEDE SULL’ARTISTA CHE DA’ ALLA SUA FORZA CREATRICE UN’ ORIGINE NELLA FORMA DELL’ISTANTE.
GLI OGGETTI RAPPRESENTATI SONO QUOTIDIANITA’ DISMESSE, ESISTENTI NEL REALE E SCHIAVE DELL’OVVIETA’ GIORNALIERA, VIVONO EMARGINATE NELL’INCONSISTENZA DELL’UOMO MODERNO; SONO SIMBOLI DEL TRASMUTARSI CONTINUO DEL TEMPO.
PRESENTE, PASSATO E FUTURO ENTRANO IN UNA UNICITA’ DI FORME PLASTICHE CHE NELLA CIRCOLARITA’ DEI MOVIMENTI RAFFIGURANO L’ORIZZONTE DI CHI VEDE OLTRE. IL RISULTATO FORMALE SONO IMMAGGINI DI CHI , OGGI, IMMEMORE DELLA STORIA DI TUTTI I GIORNI, AVVERTE L’URLO MA NON HA CORAGGIO NELLA PROPRIA SOLITUDINE DI URLARE; CHI TEME OGGI DI NON TACERE ?
LA PITTURA DI MANUEL, PARTECIPA ALLA VITA ATTRAVERSO UN DIALOGO VEEMENTE TRA I SUOI SOGGETTI ANTROPOMORFI E LA CONSAPEVOLEZZA DI CHI OSSERVA CHE TUTTO SCORRE PUR PERMANENDO PER SEMPRE NELLA MEMORIA DI TUTTI. MOLTIPLICAZIONI NELLA MEMORIA DI OGNUNO DI NOI CHE DIMENTICO DEI FRANGENTI PASSATI ATTRAVERSA IL RICORDO DEGLI AMBIENTI VISSUTI NELL’IMMAGINARIO EMOZIONALE DI UN TEMPO. IL PRESENTE SI MOLTIPLICA NELL ESPRESSIONE FUTURA NELLE GEOMETRIE DELLO SPAZIO.
LUCE ED OMBRA DIVENTANO NEL CONTRASTO CHIAROSCURALE SQUARCIO DI QUESTO SILENZIO MANCATO. OLIVARES FA RESPIRARE LA VITA CHE SOTTRAE ALLA VITA UN CERCHIO SENZA FINE.

ANTONELLA GALANO







SEDIE E TAVOLINI DA BAR DI QUELLI ROSSO-ARANCIONE CHE SI TROVANO ATTORNO AI CHIOSCHETTI ALL’APERTO;LUNGHI PALI DELLA LUCE; SARACINESCHE DI NEGOZI O GARAGE. INSOMMA OGETTI COSI ORDINARI CHE QUANDO LI INCROCIAMO NEANCHE C BADIAMO E MAI PENSEREMMO DI TROVARLI PROTAGONISTI DI UN CICLO DI OPERE PITTORICHE. EPPURE è PROPRIO L’OVVIO QUOTIDIANO AL CENTRO DELLA PIU RECENTE RICERCA ARTISTICA DI MANUEL OLIVARES ALLE CUI OPERE è AFFIDATO IL COMPITO DI INAUGURARE GANO’, IL NUOVO SPAZIO ESPOSITIVO DI PIAZZETTA RODINO’ PENSATO COME LUOGO DI INCONTROAPERTO ALLA DIFFUSIONE DELL’ARTE IN TUTTE LE SUE FORME PITTURA, FOTOGRAFIA MUSICA, LETTERATURE, TENDENZE E DESIGN- E PER CONOSCERE MODI DI FARE E PENSARE DIVERSI, PER DISCUTERE E CONFRONTARSI, APRIRSI AD ALTRE VISIONI DELLA REALTA’ CHE CI CIRCONDA.
IN PINO TARGHET, DUNQUE,LA PERSONALE DI OLIVARES, CHE SIA PURE CON UNA TRADIZIONALISSIMA PITTURA AD OLIO SU TELA, NEL SUO INCESSANTE TENTATIVO DI CONCILIAZIONE ARMONICA DELLE FIGURE NELLO SPAZIO, METTE A FUOCO GLI ASPETTI PIU’ INEDITI DELL’ORDINARIO TRASFORMANDOLO IN VISIONI SURREALI, QUASI ONIRICHE, MA A BEN VEDERE ILLUMINANDOLO CON UNA LUCE CHE NE EVIDENZIA LE CARATTERISTICHE E LE FUNZIONI. ADDIRITTURA INGIGANTENDOLE, PER MEGLIO PORLE ALL’ATTENZIONE DI CHI LE OSSERVA. UN MODO PER RIFLETTERESU CIO CHE LA VELOCITA’ DELLA ROUTINE DELLA TV, DEL CINEMA E DEL VIDEO APPIATTISCE FINO AD UNA TOTALE FUSIONE DI FORME INFORMI DAI COLORI INCOLOREE PER COMINCIARE A GUARDARE IL MONDO CIRCOSTANTE CON RINNOVATA CURIOSITA’, CON OCCHIO VIGILE NON DA SPETTATORE PASSIVO.
UNA DECINA IN TUTTO LE OPERE DI MANUEL OLIVARES, SONO TUTTE DI GRANDE FORMATO, ANIMATE DA SCELTE CROMATICHE FORTI E DECISE, CHE – A SECONDA DEI SOGETTI INDAGATI –SPAZIANO TRA LE GAMME DEI VERDI E DEI BLU, DEI BIANCHI E DEI GRIGI , DEI GIALLI ROSSO-ARANCIONE SCELTI NEI TONALITA’ PIU SATURE E STESI E STESI CON PENNELLATE A CAMPITURE AMPIE E SOTTILI PER MEGLIO RAPPRESENTARE LE FORME INDAGATE. NAPOLETANO, CLASSE 1967, FORMATOSI FUORI DAGLI AMBIENTI ACCADEMICI, DOPO UN LUNGO PERIEODO TRASCORSO IN NORVEGIA NEL 1992, DAL SUO RIENTRO IN CITTA’ MANUEL OLIVARES SI è DEDICATO UNICAMENTE ALLA PITTURA CON LA QUALE, FEDELE AL SUO STILE FIGURATIVO DECANTA L’IMMAGINE FINO AD ESALTARNE LA STRUTTURA GEOMETRICA ASTRATTO-CONCRETA.
PAOLA DE CIUCEIS ( IL MATTINO )














..altro scenario è quello che da di Napoli il pittore Manuel Olivares, se a Napoli si riferisce e non a una città utopica, nei frammenti ingigantiti da una lente che li sottrae alla realtà oggettuale per renderli simulacri di luce e colore assunti al piano affascinante delle idee platoniche.
Geometrie ideali avulse da ogni funzione e che quindi hanno perduto ogni valore progettuale e concreto e perciò ogni intento persuasivo sociale.
Un platonismo che cerca l’accordo di forme assunte a voci di inconsapevole riscatto dalla brutalità della materia e, più che salvare porgendo una cima al naufrago, rileva magicamente che quel rottame può nascondere anche bellezza, luce sublime e forse la speranza che tutto il mondo in sfacelo conservi un ordine possibile dentro di sé una armonia che sovrasti il disordine, così che dallo strappo della materia corrotta possa la luce ricomporsi in bellezza. Non si dice che la bellezza salverà il mondo? Allora forse occorre cercarla nei suoi rifugi la bellezza, ricomporla senza paura di uscire dalle regole dominanti, e farla respirare all’aria, gonfiarla di luce. Non occorre una sentenza che decreti il giudizio, basta la volontà di non ammettere la sconfitta ne fra i rottami ossidati delle industrie, ne tra il baluginìo assordante dei motori o l’inquinamento dei rifiuti urbani. Ricomporre mentalmente l’ordine di uno scenario che si rifiuti di indicare solo ciò che non deve essere ma che lasci emergere la volontà di ritrovare la funzione della vita nell’ordine del cosmo.

LUCIANA RICCI ALIOTTA ( CON- FINE )








Superfici pittoriche colme di tassellature organiche, sottili e dense campiture cromatiche che delineano presenze figurali; linee, tratti affusolati confusi e giustapposti che evocano simulacri d’architettura e d’umanità: osservando le opere di Manuel Olivares siamo subito catturati da una sensazione di saturazione , di pienezza, di condensamento. Campi cromatici composti da mezzi toni, con accenti di colore più intenso, delineano le parti da evidenziare nella totalità della composizione scenica. La risultante strutturale dell’impianto pittorico è quella di una febbrile e concitata visione di vedute architettoniche e di presenze ,creata da un apparente caos compositivo , che in realtà si traduce in un preciso equilibrio tra spazi vuoti e pieni, in una calibrata alternanza tra colori freddi e caldi e, soprattutto, in un calibrata alternanza tra colori freddi e caldi e, soprattutto, in un efficace incidenza della luce che illumina -e quindi evidenzia- le parti narrative del discorso pittorico.
Nelle opere di Manuel Olivares vi sono numerosissimi imput stilistici che fanno pensare alla storia dell’arte come a un continuum temporale che dalla tradizione giunge alla più attuale ricerca formale .nella sua pittura si ritrovano numerosi dati compositivi . all’arte antica, Olivares si collega per una certa visione della figura in “stile serpentinato” della rappresentazione pittorica, tipica del manierismo .certamente il gioco ad incastri tra i volumi, tra gli spazi vuoti e pieni,tra l’incidenza luminosa e la tassellatura del colore non può
che far pensare alle logiche compositive di Cézanne , alla pittura fluida e nervosa di Kokoschka, ma anche ad un cubismo analitico magmatico e liquefatto. Tuttavia anche il dato surrealista è incisivo: basti pensare ad alcune figure di Max Ernst , alle deformità di Dalì alle architetture fluttuanti di Escher. Da una primordiale organicità latente, realizzata attraverso un’affusolata e precisa pittura tonale, si arriva ad una estrapolazione coloristica più incisiva, in un processo di “messa in evidenza” dell’architettura. Da un territorio figurale si approda ad una realtà deforme, alterata, allucinata. Il trascendente ha, di per se , un gusto magico, alchemico. La realtà appare dunque trasposta attraverso uno slittamento semantico, il simulacro dell’umano è medium immaginifico.
Manuel Olivares ci propone un mondo fluttuante. Al caos della casualità, l’autore conferisce un ordine e un equilibrio per mezzo del logos armonizzante , in una sorta di precisione magica degli equilibri . Il movimento e la fluidità compositiva , come ci ha insegnato Panofsky, diventano processo divisibile all’infinito e mutevole, la deformazione viene legittimata otticamente e fisicamente come mezzo estetico. Oppure, secondo gli scritti sull’arte di Baudelaire : “ciò che non è impercettibilmente deformato, da una sensazione di freddezza e insensibilità; ne consegue che l’irregolare , ciò che non ci si aspetta , la meraviglia lo stupore è un elemento essenziale e tipico del bello”.

DARIO SALANI







Manuel Olivares è attivo da oltre vent’anni sulla scena artistica contemporanea. Ha alle spalle numerose esposizioni sia in italia che all’estero, con opere dalla tecnica tradizionale, olio su tela, ma dall’impostazione decisamente innovativa; opere che catturano e quasi ipnotizzano lo spettatore. Dopo un lungo periodo ad Oslo, ritoena nella sua Napoli.
Due tappe fondamentali queste per la sua formazione e che con frequenza emergono da i suoi lavori. L’esperienza norvegese si fonda con la quotidianità napoletana, come per esempio nei panni stesi l sole che ritroviamo spesso nei dettagli delle sue opere dalle grandi dimensioni , a volte divisi in più tele, a formare dei dittici o dei polittici moderni.
Sono opere intense, capaci di coinvolgere profondamente chi le guarda, attraverso un uso ricco della gamma cromatica. Si passa dai blu ai gialli ai rossi, colori forti e a volte quasi lucidi , che appaiono metallici, con contrasti e sfumature che creano affascinanti trasparenze , percorrendo linee, distorte, spezzate.
È proprio la struttura geometrica a dominare le opere di Olivares. Un abile gioco di linee che crea una prospettiva alterata, nuova, spinta al limite, e che ci offre uno spazio dilatato che va oltre le grandi tele, quasi ad apparire infinito.
L’artista nei suoi lavori prende coscienza della realtà proprio attraverso la prospettiva, che diventa quindi un mezzo per guardare la quotidianità, ingigantendo il soggetto come se l’osservatore avesse a disposizione una lente d’ingrandimento per osservare ciò che ha intorno,
i soggetti dell’artista partenopeo non sempre vengono colti al primo impatto, ma solo dopo un’attenta osservazione, l’occhio segue la geometria del quadro, in cui si fondono armoniosamente le linee e i colori, che risultano quindi fondamentali per definire l’opera,
lo spettatore di fronte alle grandi opere di Olivares, dopo un iniziale senso di smarrimento, si fa trasportare dalla luce, dai colori, dallo spazio infinito, sentendosi egli stesso parte della tela. Gli oggetti delle sue tele, dunque, sono una sorta di input per lo spettatore, che viene intrappolato dall’immagine e condotto attraverso le sue emozioni in una sua personale realtà.

Rosanna D’Erario (Inarte Multiversi)












La pittura si confronta oggi con tecniche estremamente sofisticate, dalle eccezionali possibilità espressive che, a volte, fanno di uno spot pubblicitario una vera e propria opera d’arte, per perfezione formale e capacità di suscitare emozioni. È un confronto che sembrerebbe relegare il pittore a ruoli marginali, quando è invece fonte di imprevedibili stimoli per la sua sensibilità artistica.
Fotografia, cinema, televisione creano diverse e molteplici rappresentazioni del mondo che arricchiscono la percezione soggettiva, schiudendo nuove prospettive e significati. Questi sono i più recenti aspetti di un’evoluzione visiva che in passato, la pittura ha sempre saputo cogliere ed esprimere e che oggi assumono particolari implicazioni, come nelle opere di Manuel Olivares.
A 35 anni, Manuel Olivares è partecipe di questa affascinante evoluzione: la sua tecnica è tradizionale, olio su tela, e lo stile è figurativo. Sulle sue opere, i critici esprimono interessanti e dotti giudizi, con richiami a illustri maestri del passato: i manieristi, Escher, Dalì…certamente, Olivares, pur estraneo alle accademie d’arte, non è immune da suggestioni o “simpatie” artistiche. Sono affinità culturali di una ricerca espressiva, in cui lo sguardo dell’artista si volge al mare delle immagini in cui siamo immersi e che mutano e alterano la nostra sensibilità visiva. Un alterazione che, banalmente, spesso ci fa paragonare un bel paesaggio a una cartolina, capovolgendo il rapporto tra reale e artificiale, tra modello e rappresentazione. Le immagini di Olivares presentano inquadrature inconsuete, di taglio cinematografico, dove le linee sinuose e le tonalità cromatiche suscitano sensazioni stranianti, quasi un ingresso in un mondo parallelo. Un mondo fantastico? Forse, ma creato da un diverso “punto di vista” che, all’improvviso, ferma un fotogramma del film che scorre davanti ai nostri occhi. Olivares lascia l’interpretazione alla sensibilità di chi guarda: i suoi quadri sono “Senza titolo”.

DINO ERBA




……i contrasti dei rossi, dei blu, i gialli compatti che sembrano lacca, le sfumature di luce sulla linea d’orizzonte, che penetrano ed emozionano.
E poi che ci vuoi fare, pezzi di città piegate, deformate, angoli di balcone(postazioni visive privilegiate- punti di vedetta), palazzi che sembrano torri-fortezze che attorno a loro generano paesaggi apparentemente vuoti, interni rigorosi dove i mobili sembrano fatti di luce al pari dei corpi che sembrano essi stessi pezzi di città,e poi i materiali stessi della città, asfalti, marciapiedi,lamiere, canalizzazioni che percorrono lo spazio….entusiasmano il mio immaginario da sempre attratto dai materiali e dalle deformazioni della contemporaneità.
La sensazione??? una città scolpita in uno spazio apparentemente unitario……. ma che unitario non è. Da quei balconi hai un senso di vertigine…c’è un altro spazio che non lasci vedere, profondissimo, intenso…vertiginoso appunto.
E poi gli spessori…tutto ha uno spessore, scale, marciapiedi, parapetti, strisce pedonali, pelle…
L’idea che mi danno le tue tele è che si alimentano d’aria, quasi che l’aria debba penetrare tra i volumi dei palazzi, attraversare i vuoti, riempire le strade.

ALESSANDRA PANZINI




Sono scorci di ambienti e scene vissute su un remoto pianeta di un lontano sistema solare, le immagini che mi incantano, impresse sulle tele di Manuel Olivares ? o piuttosto si tratta di fotogrammi di vita quotidiana catturati dall’artista nella sua Napoli, rivedute e “corrette” alla luce di un interpretazione “fantasy” di luoghi conosciuti; quasi una mitizzazione formale di aspetti contingenti della propria realtà che ha in un “solipsismo egotico” di goethiana memoria il suo strumento privilegiato?
Che si tratti di immagini reali, catturate e poi metabolizzate dalla fervida mente di Manuel o piuttosto istantanee di, un mondo lontano con cui il nostro sembra essere in psichica comunione, poco importa. Le tele di Olivares ci riportano ad una dimensione onirica e fantastica quasi fanciullesca, ad un universo fatato che ho emblematicamente voluto chiamare “Urania”.
È’ innegabile che nei lavori di Manuel compaiano brandelli della sua città ma deformati da misteriose forze e occulti avvenimenti; angoli di strade silenti, palazzi che hanno le sembianze di torri di avvistamento e costruzioni fortificate di fattura angioina attorniate da paesaggi scarni e immoti, spazi interni angusti e labirintici dove gli arredi sembrano vivificarsi, divenire corpi di esseri umanoidi, anch’essi immobili, quasi pietrificati da un’ immane forza come avvenne secoli orsono a Pompei . E’ a mio avviso paradigmatico che un artista nato e vive a Napoli, metropoli caotica e “casciarona” per eccellenza, si rifuggi in questo mondo immaginifico di silenzio, immobilità e luce….novello “Cavaliere del silenzio”.
Ma ad un’ occhiata più attenta questi anfratti immersi in un impasto di colori tenui e quasi “soffici” che avvolgono in una coltre di ovattata tranquillità, scale, marciapiedi, parapetti, strisce pedonali, tutto insomma,, rivelano uno strano senso di inadeguatezza che pervade al pari di un inquietante segreto queste tele altrimenti così eteree.
Sono maggiormente le figure umane a “disturbare” l’osservatore. Nelle tele in cui compaiono corpi , si avverte una sorta di disarmonia in questi “esseri”, enfatizzata dalla dicotomia formale tra queste figure sinuose e gli spazi lineari in cui queste sono inserite. Quasi fossero fuori posto ed esse stesse a disagio in un contesto tanto metafisicamente geometrizzato, in uno spazio che riecheggia uno sfaldamento dei volumi di memoria cubista. Perché Olivares costantemente nasconde alla vista, con mirabile artificio, le teste e i volti, impedendoci di apprezzare i moti dell’animo dei suoi personaggi, apparentemente divisi tra una volontà di immedesimazione , di mimetismo- accentuato da una certa identità cromatica con il contesto – e un ineluttabile destino di diversità e di alienazione.
E se queste figure fossero effettivamente fuori luogo in un luogo fuori dal tempo? E se vi fossero capitate per caso , quasi sprofondate in un sonno profondo i cui sogni sono talmente reali da avvincerle, impedendole di destarsi per tornare alla propria caotica e frenetica
realtà? E se questi personaggi che tanto che tanto ci inquietano e avvincono al contempo, di cui inevitabilmente ci chiediamo l’origine e la sorte, in realtà non fossimo altri che noi stessi, catturati nostro malgrado in questa atmosfera tanto lontana dalla nostra quotidiana realtà? Se fossimo noi ormai irrimediabilmente assuefatti a questo mondo di fantasia che ci ammalia come la nenia di una sirena ?
Manuel Olivares conosce la risposta e, forse, la conosciamo anche noi.

ANTONELLO FANIZZI





…..I suoi spazi, per noi che viviamo a Torino ( quindi una grande città come Napoli ), ci propongono subito una dimensione conosciuta, anche se diversa; diversità nei colori, la costante presenza di gialli e rossi; nei cieli tersi, senza nubi e con sfumature cangianti. Gli spazi che Olivares ci propone sono in qualche misura rilassanti, perché non sono oppressi dai colori fumosi con cui abitualmente associamo l’agglomerato urbano. Un discorso a parte meritano i quadri dove è rappresentata la presenza umana. Qui i rapporti si ribaltano; nei due quadri dove sono raffigurati corpi, abbiamo avvertito come una sorta di disagio, come se queste figure si contrapponessero agli spazi lineari in cui vengono inseriti. Ne quadro 0034 le figure guardano un manufatto in lontananza: hanno quasi lo stesso colore dell’edificio, un associazione inquietante che viene integrata da una delle rare atmosfere plumbee prodotte dall’artista. Mentre nel quadro 0063 la sinuosità del corpo si contrappone alla geometricità dell’arredamento; in questo caso il colore del corpo influenza il bianco delle pareti dando al complesso dell’immagine una tonalità brillante, quindi la drammaticità è nella forma : l’ assenza della testa non ci fa capire lo stato d’animo del personaggio raffigurato……

GIANNI PATRITO


Lo spazio diventa un gioco da fare puntualmente in modo diverso. Così le dimensioni diventano tessere di un mosaico da ricostruire combinando i colori in modo da ottenere sempre un risultato differente ed incantevole. Così Manuel Olivares, giovane Artista napoletano, compone i suoi spazi su tela, immaginando una realtà fatta di forme ben definite, a volte spigolose che delineano un mondo vivace nato dall’idea dei colori che si combinano in modo perfetto ispirando emozioni e suggerendo interpretazioni
Ed ecco che una tela diventa una fenditura….immaginate uno strappo su una tenda pesante che permette di guardare un paesaggio inaspettato, in cui forme e colori prendono forma sotto la luce che li attraversa.
E quando le tinte sono intense e solari, nei toni del giallo e del rosso, ci si sente pervadere da una sensazione inspiegabile che ispira gioia e vivacità.
Non mancano i contrasti cromatici, creati di proposito per insinuarsi nell’animo di chi guarda con l’abilità che hanno solo i colori, evocando ricordi ed ispirando nuovi pensieri, ed associazione d’idee!
Perché è inevitabile spaziare con la mente a cospetto di una tela che è indefinita, il cui contenuto non si ferma entro i limiti del dipinto, ma riesce a trovare il suo seguito nello spazio circostante. Così ritorna il concetto di spazio, in un percorso ciclico, rappresentando il punto d’inizio e quello d’arrivo di ogni ispirazione artistica.
A lasciare lo sfondo bianco di una parete dietro un quadro di Olivares si incappa nell’inevitabile genialità della mente che si sbizzarrisce creando, su quello sfondo, la continuazione di quei colori dipinti dall’artista, lasciandoli sfumare nella monocromia del reale.
E forse proprio questa la magia dell’arte di Olivares: permette all’osservatore delle sue opere di evadere dagli spazi tristi e angusti del contemporaneo, scappare dal rigore per rifugiarsi nello spazio senza confini di un mondo parallelo , popolato di speranze e fantasia in cui recuperare la dimensione originale di una personalità vivace.
Con un'unica, doverosa precisazione: tutto quello spazio non è mai vuoto.

LUISA MAURELLI



La pittura di Olivares concilia il gusto della figurazione con una sensibilità più inquieta e sperimentale, specie laddove l’opera cattura lo spaesamento e il vento esistenziale in un impasto di colori tenui e soffici; una specie di voce che si interroga e cerca, attraverso la comunicazione artistica , di stabilire contatti di autentico spessore umano.

ANTONIO FILIPPETTI

Olivares’ soft, sumptuous paintings focus on the fluidity of space within contemporary geometric
Structures. Redefining the clinical and the austere by his smooth suppleness of form and warm and delicate colours.


JENNY BROOKMAN

The paintings of Napoli artist Manuel Olivares possess a futuristic quality impacted by rigorous interiors where furniture flows without encumbrances and human bodies seem sculpted from light. The contrast between the colors- the red, the blue, the dense yellow- penetrates the volumes of the buildings and splashes through the empty spaces, filling them up. The artist paints from offbeat points of view, creating exotic perspectives from which the viewer can observe from unconventional vantage points. The buildings themselves seem to ground us with their dense and substantial construction, unobstructed by decoration and reduced to their purest form.

KRIS KLINE


no title
Malerei
Ölmalerei
176 x 208 x 4 cm
2014
Preis: 10.000 Euro
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80 x 90 x 2 cm
2014
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2012
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2011
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2010
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2010
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2010
Preis: 11.200 Euro
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2006
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127 x 122 cm
2008
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2009
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190 x 140 cm
2009
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207 x 200 cm
2009
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2009
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126 x 190 cm
2009
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2010
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207 x 262 cm
2009
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2007
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2008
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2008
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2008
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240 x 60 cm
2009
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2009
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